Cosa ho ascoltato di questo 2019

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Dicembre 2019. Mi ritrovo come molti altri ingordi musicali tra un mare di titoli di dischi che mi sono piaciuti cercando di stilare la mia inutilissima classifica di fine anno. Poi capisco il nonsense masochista di questa pratica e quindi penso semplicemente di raccontare con le parole più amorevoli possibili 6 dischi che ho ascoltato più di altri tra le uscite di questi ultimi 12 mesi. Gli altri album che ho scelto di non descrivere ma che mi hanno comunque tenuto compagnia li trovate in fondo all’articolo. Come al solito, l’ordine è piuttosto casuale e trovate una playlist caruccia sempre là sotto.

 

Tyler, the Creator – “IGOR” (alternative R&B, experimental hip-hop, pop // Columbia)

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Abito pastello, parrucca biondissima, occhiali vintage, orecchini scintillanti. In questo 2019 Tyler Okonma si inventa l’evoluzione del coloratissimo Flower Boy e incarna un nuovo personaggio: Igor. I singoli vanno molto bene, la musica è allo stesso tempo catchy, ambiziosa e soprattutto scritta, prodotta e arrangiata (come recita per mettere in chiaro le cose da subitissimo la copertina) solo e soltanto dal nostro eroe. Il disco è oggettivamente delizioso, con pescate a piene mani negli 80s, arrangiamenti ricercati, un concept intrigante e una cura per i dettagli che dichiara amore puro nei confronti della musica. Con un successo così, da rapper alternativo a icona pop della nostra generazione è un passo. Pura creatività. Ebbravo Tylerone.

PROVARE PER CREDERE: l’album va ascoltato in ordine e per intero.

Ascolta l’album

 

Sleaford Mods – “Eton Alive” (working class rants // Extreme Eating Records)

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Sul duo di Nottingham ho già speso giusto qualche parola e chi ha letto in passato questo blog avrà capito che lo ritengo una delle espressioni artistiche più interessanti, spontanee e geniali del decennio che si sta per concludere. Il disco di quest’anno, con il quale i due inaugurano la propria etichetta, ha confermato le mie opinioni. I working class rants di Jason Williamson ci sono ancora, ma questa volta Andrew Fearn arricchisce la formula post punk minimalista a base di drum machine e basso con elementi più elettronici, melodici e cantabili. Visti dal vivo a Liverpool in questo 2019 di Boris Johnson, ne sono uscito, sgomitando tra pance da birra e Fred Perry polo shirts, piuttosto cambiato. Eton Alive è a mio parere la loro uscita migliore fino ad oggi e IL disco da ballo di quest’anno.

PROVARE PER CREDERE: Into the Payzone, Kebab Spider, Policy Cream, OBCT, Flipside, Discourse, Negative Script

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American Football – “American Football (LP3)” (post rock // Polyvinyl)

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Nel 2019 gli American Football escono con il terzo album della loro carriera e lo chiamano, guarda caso, American Football. A tre anni di distanza dal secondo American Football e a vent’anni giusti dall’originale, ormai storico, American Football, non era di certo facile per la band di Mike Kinsella creare qualcosa di artisticamente valido senza ripetere e stereotipare il proprio sound. Gli iniziatori dell’emo, del math rock e di tutte le sfumature di mezzo se ne escono invece con un lavoro davvero ispirato, virando verso atmosfere post rock e mantenendo intatta la travolgente emotività che ha reso un vero e proprio culto il loro esordio del ’99. Un disco coinvolgente e ben prodotto, che segna nel profondo. E i papà più tristi di sempre cantano ancora con la voce di un ragazzino dal cuore spezzato. Bella sorpresa.

PROVARE PER CREDERE: Silhouettes, Every Wave to Ever Rise, Doom in Full Bloom, I Can’t Feel You, Mine to Miss

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Kate Tempest – “The Book of Traps and Lessons” (spoken word // American Recordings – Fiction)

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Quando ho ascoltato per la prima volta The Book of Traps and Lessons da capo a coda l’ho fatto tutto d’un fiato. Sulle note finali di People’s Faces mi sono riconnesso piano piano con la realtà, risvegliandomi da un torpore commosso. Ero scosso, affascinato. Le parole della Tempest sono così tangibili, eleganti, cullanti eppure cocenti che non saprei cos’altro dire su questo disco se non di farvi un favore e, se ve lo siete perso, di ascoltarlo ora. Il fatto che probabilmente rappresenti il suo passaggio definitivo dal bozzolo di rapper allo stato di poetessa a tutti gli effetti, che sia prodotto da giganti come Dan Carey e Rick Rubin, che la musica intrisa di spunti ambient e jazz si sposi perfettamente con le parole grige che ti torcono le budella, sono elementi che passano quasi in secondo piano di fronte al grande valore generale di questo disco, un’opera d’arte unica e difficilmente inquadrabile.

PROVARE PER CREDERE: l’album va ascoltato in ordine e per intero.

Ascolta l’album

 

Fontaines DC – “Dogrel” (post punk // Partisan Records)

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Meno male che le chitarre ormai devono stare in soffitta a prendere la polvere. Dopo una manciata di singoli folgoranti pubblicati nel corso del 2018, finalmente quest’anno è arrivato Dogrel e le mie aspettative erano sinceramente davvero alte. Se da un lato è innegabile che i dublinesi nascano stilisticamente a tutti gli effetti da quella fioritura di band che si muovono nel solco del sia sempre lodato Mark E Smith, della sua voce – megafono e del vertiginoso punk artistico dei The Fall, d’altro canto bisogna ammettere che, dove peccano di novità, i Nostri recuperano suonando, componendo e stando sul palco un gran bene. La voce impastata di Grian Chatten, tra memorie spezzate di notti nei pubs, dure storie di vita ed echi Joyceani, oscilla come un pendolo tra passato e modernità, mostrando come spesso questi due mondi si scontrino sanguinosamente. Il disco è elettrizzante, poetico, scorrevole e soprattutto pieno di swagger. Un po’ come il rock’n’roll, no?

PROVARE PER CREDERE: non saprei veramente consigliare delle tracce piuttosto che altre, l’album è molto diretto in tutti i suoi brani 

Ascolta l’album

 

slowthai – “Nothing Great About Britain” (grime, hip-hop // Method Records) 

NGAB“Northampton General, 1994 / Mixed race baby born”. Marcatissimo accento sbiascicato delle East Midlands, palettone belle divise, flow assassino, un cuore grande come quell’Inghilterra che non rappresenta lui e la sua gente. Slowthai entusiasma Internet con T N Biscuitsma fa innamorare con questo disco che spazia dal punk sporco come la famigerata toilette di Trainspotting di Doorman alla fragilità intimista della commovente Toaster. Tyron ha la voce di chi ha preso tanti schiaffi in faccia, di chi ha commesso altrettanti errori, di chi avverte l’urgenza di dire che qualcosa nel suo Paese non va, ma ha anche la smania cocente e totalizzante di prendersi il mondo con il suo hip-hop. Nothing Great About Britain è un album giovane, prodotto alla grande, con beats dalle tinte alternative, vari e divertenti. Slowthai ha sicuramente qualcosa da dire e il suo talento, scintillando come un diamante grezzo, potrebbe abbagliare una buona parte del mondo della musica nei prossimi anni. Io aspetto con ansia e tifo per lui.

PROVARE PER CREDERE: Nothing Great About Britain, Doorman, Gorgeous, Crack, Inglorious, Toaster, Missing, Northampton’s Child

Ascolta l’album

 

 

ALTRI ASCOLTI: 

black midi – Schlagenheim (noise rock – sperimentale) // The Murder CapitalWhen I Have Fears (post punk) // BalthazarFever (indie pop, funky psychedelia) // Thom YorkeAnima  (elettronica) // LIFEA Picture of Good Health (post punk) // Nick Cave and the Bad SeedsGhosteen (singer songwriter) // Little SimzGREY Area (neosoul, dirty hip-hop) // Anatolian Weapons, Seirios SavvaidisTo the Mother of Gods (psych folk, ) // JPEGMAFIAAll My Heroes Are Cornballs (hip-hop sperimentale) // Fat White FamilySerfs Up! (indie rock, post punk) // Pete Doherty and the Puta Madress/t (singer songwriter)// Aldous HardingDesigner (indie folk) // King Gizzard and the Lizard Wizard Infest the Rats’ Nest (weirdo acid metal) // CrumbJinx (psych pop) // James BlakeAssume Form (elettronica, pop) // DIIVDeceiver (shoegaze) // Swansleaving meaning. (no wave, noise rock) // YakPursuit of Momentary Happiness (indie rock, psychedelia) // Bon Iver i,i (art pop) // RideThis is not a Safe Place (indie rock, shoegaze) // Big Thief Two Hands (indie folk, rock) // Mount Eerie, Julie Doiron Lost Wisdom, Pt 2 (indie folk)

Cosa mi è piaciuto di quest’anno in una playlist

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